Le relazioni e la famiglia rappresentano un “terreno santo” (cfr. Es 3, 5), il luogo prioritario e privilegiato degli affetti dove prendersi cura l’uno dell’altro; dove è ancora possibile trasmettere valori, diritti e doveri fondamentali.
La famiglia è la prima dimensione di comunità, un porto accogliente e sicuro. Vivere insieme, anche in tempi difficili, fa consolidare, sperimentare e ritrovare quelle relazioni che sono a fondamento della comunione e della comunità.
Oggi, però, non esiste un vissuto univoco della famiglia, perché le realtà sono molteplici: nelle nostre comunità, a fianco di quelle tradizionali, ci sono famiglie con coppie separate, divorziate, risposate, di persone omosessuali; famiglie allargate o ristrette, composte anche da una sola persona, situazioni di vedovanza… Tali esperienze spesso non trovano spazi di confronto e di accoglienza nelle proposte e nei cammini pastorali.
Nella dimensione familiare non sempre la comunicazione è facile e propositiva: può capitare di vivere difficoltà di dialogo e comprensione tra generazioni e tra coniugi e sperimentare una trasmissione della fede più dogmatica e tradizionalista che esperienziale. Sempre più spesso l’esperienza di fede non si trasmette e non si coltiva insieme.
La famiglia può essere cellula da cui partire per valorizzare relazioni positive, per sperimentare nuove strade e per vivere una dimensione personale ed ecclesiale di accoglienza e di condivisione.
La Chiesa è rete di famiglie: insieme si possono condividere l’educazione dei figli, ma anche orizzonti di comunione, prospettive, sogni e progetti. Nella dimensione familiare anche i problemi si affrontano in modo diverso: le sofferenze e le fragilità possono diventare elemento di rinnovamento e di forza, se vissute insieme.
Ci piace sognare un mondo di relazioni buone, di famiglie intese come veri spazi di libertà e centri di umanità, sostenuti da progetti ordinari, di vita quotidiana insieme e contemporaneamente da progetti straordinari, aperti alla mondialità e alla pace.