La comunicazione della fede è l’azione corale di tutta la comunità e dovrebbe essere un’esperienza che si vive fin da subito in famiglia, con il coinvolgimento di ogni ambito pastorale presente in parrocchia.
La realtà però non è sempre così e ancora oggi si delegano alcune persone della parrocchia a svolgere questo compito.
Un modello preponderante di comunicazione della fede nella nostra Chiesa di Padova è il rinnovato cammino di Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (ICFR), iniziato nell’anno pastorale 2013/2014.
Questo percorso, nato con l’intento di coinvolgere tutta la comunità cristiana nella trasmissione della fede, accompagnando anche i genitori nel cammino dei fanciulli e dei ragazzi, ha fatto sì che a volte i figli prendessero per mano i loro genitori, provocandoli ad una riscoperta della fede.
Questa e altre esperienze potrebbero continuare ad essere scintille che innescano il dinamismo della fede e la rafforzano, aiutando a maturare un modo libero, gratuito e creativo di scoprire e vivere il Vangelo.
Emergono tuttavia anche delle criticità rispetto a come avviene la realizzazione pratica del cammino di Iniziazione cristiana perché la partecipazione alla vita della parrocchia, anche da parte dei genitori, è per lo più legata allo svolgimento degli incontri, senza maturare un loro interesse continuativo e di approfondimento della fede e nell’insieme si riscontra troppo investimento di persone ed energie per lo svolgimento del percorso sia dei ragazzi che dei genitori.
Quanto vissuto fino ad ora non sempre ha portato ai desiderati cambi di mentalità che si auspicavano in parrocchia, negli adulti che frequentano i gruppi e nei genitori.
Ancora oggi, rimane spesso come obiettivo del percorso la celebrazione dei Sacramenti e quanto vissuto da genitori e ragazzi non crea una memoria affettiva bella, fatta di esperienze, incontri e relazione con il Signore e non si elabora un nuovo linguaggio della fede fruibile e integrato con la vita quotidiana.
Non sono ancora trascorsi dieci anni dalla sperimentazione del rinnovato cammino di Iniziazione cristiana, ma sembra opportuna una verifica della prassi, perché possa attuarsi nella sua pienezza, tenendo conto dei contesti culturali sempre in cambiamento, in cui viviamo.
La comunicazione della fede con i giovani avviene in un contesto nel quale loro vedono una Chiesa che “comanda”, che li “usa” per dei servizi, che non dialoga, che non è aperta alle problematiche contemporanee, con un linguaggio superato. I giovani sentono Dio come una figura distante, pur riconoscendo, con stupore, il bene operato da tante persone e da realtà di volontariato, anche esterne alla Chiesa, ma non ne collegano l’agire con motivazioni di fede.
A volte mancano dei luoghi, da non intendere solo come spazi fisici, dove condividere la fede e il vissuto quotidiano, dove poter stare insieme sentendosi comunità. Talvolta scarseggiano anche percorsi alti ed “altri” e in questo senso si potrebbero riprendere in considerazione esperienze di servizio, carità, spiritualità, volontariato, proposte missionarie e pellegrinaggi.
Generalmente non si dà più importanza alla celebrazione Eucaristica e non si conosce il valore dei segni e dei riti. Parola e Liturgia, assaporate con gradualità, possono invece donare ristoro, rasserenare e rallentare i ritmi frenetici della vita di oggi.
Emerge la necessità di ritornare all’essenziale, all’ascolto della Parola di Dio, da accogliere nel silenzio, sempre più difficile da trovare e da valorizzare anche nelle celebrazioni liturgiche.
È importante chiederci se le prassi di comunicazione della fede maturate in altri luoghi del mondo e in contesti missionari possono essere significative per il nostro tempo: quale contributo ci può venire dai fidei donum e dall’ampia esperienza missionaria della nostra Chiesa diocesana?