STRUTTURA DELLA LETTERA
Ripartiamo da Cana – Lettera post sinodale del vescovo Claudio è il titolo del testo che traccia le piste operative per il cammino della Chiesa di Padova – quello che il vescovo definisce «un nuovo viaggio entusiasmante» – dopo aver raccolto i frutti e le proposte del Sinodo diocesano, conclusosi con le sessioni plenarie lo scorso 17 dicembre 2023 e con la celebrazione di conclusione domenica 25 febbraio 2024.
La Lettera è il testo che il vescovo Claudio ha illustrato alla Diocesi nella primavera scorsa in occasione di otto incontri programmati in diverse zone della Diocesi: un volume denso e ricco che recupera lo stile e la modalità sinodale sperimentati nei tre anni di Sinodo, ne rilancia l’efficacia e l’opportunità del metodo e segnala alcune piste attuative per le indicazioni giunte dal Sinodo e ulteriori proposte di indirizzo del Vescovo.
Cliccando QUI è possibile scaricare la Lettera post sinodale del Vescovo Claudio senza la sezione delle Collaborazioni Pastorali presente nel testo distribuito dal febbraio scorso.
Il testo si compone della Lettera pastorale del Vescovo Claudio e di alcuni allegati:
- lo Strumento di lavoro 2,frutto dei Gruppi di discernimento sinodale in cui vengono rappresentati i cinque stili generativi e le 28 proposte frutto delle fasi di ascolto e discernimento;
- le tre proposte “leve di cambiamento” votate dall’Assemblea sinodale relative a: ministeri battesimali, piccoli gruppi della Parola, collaborazioni tra parrocchie vicine;
- altri tre testi di indirizzo che riprendono delle sperimentazioni già avviate negli scorsi anni (Famiglie in collaborazione pastorale, Percorso Simbolo, Fraternità presbiterali), che ora trovano una loro espressione identificativa di un indirizzo preciso della Chiesa padovana.
Al testo della Lettera si aggiunge una bozza di lavoro che propone un’ipotesi di riorganizzazione della Diocesi nella prospettiva delle Collaborazioni pastorali.
Cliccando QUI è possibile scaricare la bozza delle Collaborazioni Pastorali aggiornata a settembre 2024, cioè già modificata rispetto al testo originale, grazie ai contributi raccolti durante l’estate 2024. La proposta di riorganizzazione della Diocesi nella prospettiva delle Collaborazioni Pastorali subirà ulteriori modifiche dopo la fase di analisi e confronto all’interno delle Parrocchie coinvolte nelle Collaborazioni Pastorali che avverrà tra novembre 2024 e febbraio 2025, e verrà quindi successivamente messa a disposizione.
CONTENUTI DELLA LETTERA
La conclusione del Sinodo è, di fatto, un nuovo inizio e una ripartenza dalle radici dell’essere cristiani, come evidenzia il titolo e l’icona biblica scelta: Ripartiamo da Cana.
Il Sinodo, sottolinea il vescovo Claudio nella Lettera post sinodale, è anche il contributo della Chiesa locale a questa particolare stagione storica che si sta vivendo, come Chiesa e come società: «Ci aiuta a coltivare insieme un sogno e una speranza, ci rinforza nello sforzo di dare spazio alla diversità e di trovare unità in ciò che è prioritario, ci apre al confronto libero e schietto in ascolto non di noi stessi ma del Signore, ci indica la strada del servizio agli altri».
Nel testo il vescovo Claudio ripercorre e rilancia gli elementi e lo stile che hanno attraversato il Sinodo diocesano per arrivare a tratteggiare e coltivare «gli atteggiamenti e le condizioni per favorire una nuova forma di Chiesa», in un tempo segnato da una minore partecipazione e da forme di disaffezione verso la proposta cristiana, ma in cui è ancora forte, la richiesta di spiritualità dei giovani e degli adulti.
Sinodalità e discernimento comunitario rappresentano il metodo e lo stile dell’essere Chiesa, così come i tre criteri che devono muovere l’azione e le scelte della Chiesa rimangono la conversione in chiave missionaria, l’urgenza dell’evangelizzazione, la sostenibilità realizzativa.
LE PROPOSTE VOTATE DALL’ASSEMBLEA
Il vescovo Claudio riconosce nelle tre proposte votate dall’Assemblea sinodale altrettante “leve di cambiamento” per rinnovare la Chiesa oggi e sottolinea ulteriori aspetti che hanno contraddistinto i suoi primi nove anni di episcopato.
In primis il «valore di ogni singola comunità parrocchiale», nell’originalità, ma anche nella presenza capillare della Chiesa nel territorio: «lì dove ci sono le persone lì è presente Gesù, attraverso le comunità di battezzati che umilmente lo testimoniano».
A) Nel valore e unicità di ogni parrocchia trova ulteriore motivazione la strada dei “ministeri battesimali” (primo dei tre testi votati dall’Assemblea sinodale) e su questo aspetto il vescovo Claudio incarica il vicario episcopale per la pastorale, alcuni uffici diocesani (Annuncio, Liturgia, Carità) e i docenti della Facoltà teologica e dell’Istituto di Scienze religiose di formulare le linee attuative relative ai ministeri battesimali: come individuare le persone, la formazione, l’accompagnamento e la verifica dei candidati ai ministeri battesimali.
Sempre in riferimento alla “centralità” della parrocchia e alla prospettiva dei ministeri battesimali il vescovo rilancia il percorso già avviato delle Famiglie in collaborazione pastorale (che risiedono in canoniche o ambienti parrocchiali a cui viene affidato un mandato di vita fraterna e di collaborazione parrocchiale).
B) In merito alla seconda proposta votata dall’Assemblea sinodale – i piccoli gruppi della Parola – il vescovo ne sollecita la sperimentazione, pur accompagnata da linee guida, metodologie e proposte formative diocesane. Si tratta di «autentici laboratori di relazioni fraterne illuminate dal Vangelo», dove in particolare possono essere una grande risorsa «i facilitatori e i moderatori del Sinodo: persone già formate nell’accompagnare con delicatezza i gruppi». Contestualmente il vescovo chiede la verifica, a dieci anni dall’avvio, del rinnovato cammino di Iniziazione cristiana.
Valore della parrocchia e ministeri battesimali sono i poli attorno a cui va ripensata «la presenza cristiana nei territori della nostra Diocesi, a partire non dal presbitero, ma dalla comunità», scrive il vescovo Claudio.
C) Infine, rispetto alla proposta (terzo testo votato dall’Assemblea sinodale) di una riorganizzazione della collaborazione tra parrocchie vicine, il vescovo Cipolla introduce una nuova espressione, le «Collaborazioni pastorali», termine che da una parte evidenzia l’unicità di ogni parrocchia, dall’altra promuove il «valore della comunione e collaborazione tra parrocchie vicine. Tutte– sottolinea il vescovo – con gradualità, entreranno in una forma di sinergia organica; nessuna parrocchia si penserà da sola, staccata dalle altre come se potesse bastare a se stessa».
Inoltre le «Collaborazioni pastorali attiveranno maggiormente la corresponsabilità dei laici, evitando di delegare prevalentemente l’azione pastorale al solo parroco» e «potrebbero essere la sede opportuna per cercare soluzioni in ordine alle molte strutture spesso sovradimensionate delle nostre parrocchie, richiamando i valori della prudenza e della sobrietà».
Cambierà quindi il numero dei vicariati e la funzione specifica (saranno luogo di collegamento con il vescovo e il territorio, cura dei presbiteri e formazione decentrata); per ogni Collaborazioni pastorale si costituirà il Coordinamento della collaborazione pastorale, composto da parroco, vicepresidente di ogni Consiglio pastorale parrocchiale, coordinatori degli ambiti pastorali essenziali: l’annuncio, la liturgia e la carità.
Tra le altre attenzioni, infine, il vescovo Cipolla, che si propone di concludere la Visita pastorale avviata nel 2018, invita i presbiteri a pensarsi sempre più nella forma della “fraternità”, per non vivere ed esercitare in solitaria il ministero; e sottolinea l’importanza di essere Chiesa che «abita il mondo per donare al mondo la gioia del Vangelo», avendo attenzione il dialogo reciproco e fecondo con il contesto sociale e culturale, l’attenzione alle forme di affetto e di legame, alle fragilità e vulnerabilità sociale e alle persone povere, la cura di una comunicazione che realmente parli agli uomini e donne di oggi.
Tutte le piste operative – sottolinea però mons. Cipolla – «non vanno viste come un impegno ulteriore da aggiungere alla vita della parrocchia ma come sostegno alle nostre prassi pastorali» e sollecita quindi processi partecipativi, flessibilità e gradualità.
I “SEGNI DIOCESANI”
A conclusione della Lettera il vescovo Claudio illustra alcuni “segni diocesani” che «possono contribuire a esprimere il volto della nostra Diocesi»:
- L’elevazione a Santuario della chiesa dell’Opera della Provvidenza S. Antonio, come segno di attenzione verso le persone fragili e vulnerabili e come apertura al territorio.
- La realizzazione delle nuove Cucine Economiche Popolari presso il complesso del Tempio della Pace, come segno di carità: una storia lunga 142 anni che rinnova la speranza e la cura per le nuove povertà.
- La nuova sede della Biblioteca capitolare e dell’Archivio storico diocesanoin connessione con la Biblioteca antica del Seminario, come segno di valorizzazione del patrimonio culturale a servizio dell’intera città.
- La riorganizzazione degli ambienti della Curianella logica dell’essenzializzazione e della sobrietà, come segno di una pastorale integrata e unitaria.
- L’avvio di un progetto a sostegno delle parrocchie con gravi difficoltà economiche, come segno di condivisione e sostegno reciproco tra comunità cristiane.
- La riflessione sul Centro di Spiritualità Diocesano “Villa Immacolata”, come segno di promozione della spiritualità.