Domenica 1° ottobre 2023 si è tenuto il secondo appuntamento della quarta sessione sinodale. Già prima dell’estate l’Assemblea aveva individuato il tema dei Ministeri battesimali come possibile e prioritaria leva per il cambiamento della pastorale diocesana. Dopo ormai diversi appuntamenti di approfondimento e riflessione su tale tematica, ora l’Assemblea ha espresso tramite il voto il proprio pensiero sul testo che ne descrive la formazione e l’attivazione nelle parrocchie.
È stata la prima sessione interamente dedicata alla votazione: si è dunque trattato di un’occasione bella, vissuta in plenaria, che ha permesso di verificare quanto fatto fin qui e di gettare le basi per i prossimi incontri, anche già con uno sguardo alle fasi attuative che si apriranno a conclusione del Sinodo.
Il contesto nel quale si colloca la ministerialità battesimale è quello della corresponsabilità dei laici nella vita della Chiesa: «Tutti nella Chiesa sono costituiti per grazia, in virtù del battesimo, discepoli di Gesù e possono crescere nella sequela per essere missionari del suo Vangelo; ad alcuni, secondo i doni e i carismi suscitati dallo Spirito Santo, vengono affidati degli incarichi essenziali per la vita stessa delle comunità, con ruoli pastorali e precise responsabilità, in comunione con il ministero ordinato. È compito della Chiesa individuare e valorizzare questi doni carismatici presenti nel popolo di Dio».
Il testo votato dall’Assemblea definisce poi obiettivi e stile di servizio di tutte quelle persone che, individuate dalle comunità, riceveranno un ministero: «le persone a cui viene affidato un ministero battesimale coordinano e promuovono la vita della Chiesa, ricercando il contributo di tutti e valorizzando la vocazione di ciascuno. Questo servizio pastorale si adopererà per intercettare i concreti bisogni degli uomini e delle donne del nostro tempo e per innestarvi l’annuncio del Vangelo».
Di fatto, sono cinque gli ambiti per i quali le parrocchie sono chiamate a individuare «figure ministeriali:
- l’evangelizzazione, l’annuncio e la catechesi, i percorsi dell’Iniziazione cristiana;
- la spiritualità, la preghiera e la liturgia;
- la fraternità, la carità, la fragilità e la prossimità;
- la gestione amministrativa ed economica;
- la comunione, il coordinamento pastorale, le relazioni con la comunità e i ministeri.»
Secondo l’Assemblea sinodale, l’attuazione di équipe ministeriali nelle parrocchie richiederà senz’altro cura e dedizione ma essa avrà poi un impatto nel tessuto comunitario capace di stimolare il cambiamento: va infatti nella direzione di azioni pastorali più condivise e meno legate a personalismi, di una valorizzazione della ricchezza dei carismi, di servizi qualificati capaci di rispondere all’urgenza dei tempi.
Il testo che descrive e delinea le modalità di coinvolgimento dei ministeri nelle parrocchie ha incontrato, nella sua veste finale, il favore della maggioranza dei votanti: gli emendamenti al testo che i Sinodali avevano proposto sono stati in gran parte (25 su 37) approvati, con maggioranza di placet (ovvero di piena adesione).
Nella stessa giornata, l’Assemblea ha anche individuato e votato, oltre alla tematica della ministerialità, altre due proposte che definiscono i prossimi passi del Sinodo.
La prima riguarda la possibilità di «rinnovare le parrocchie a partire da piccoli gruppi della parola», che ha raccolto 125 voti favorevoli: una prospettiva che vuole recuperare lo stile di essenzialità delle comunità di base, educando alla fraternità e alla condivisione.
La seconda allarga invece lo sguardo al territorio, oltre i confini parrocchiali: con 106 voti favorevoli, l’Assemblea ha dimostrato interesse nella sfida di «capire come attuare la collaborazione tra parrocchie vicine. Quale rapporto e interazione tra la singola parrocchia, le Unità pastorali, il Vicariato e gli eventuali Gruppi di parrocchie». Si tratta di una riflessione imprescindibile per il futuro delle collaborazioni territoriali, sulla quale l’Assemblea ha scelto di porre l’accento.
Per tutte queste cose, continuiamo ad invocare la presenza dello Spirito nei lavori sinodali, perché ciò che deriverà dal Sinodo possa essere vero riflesso della Sua volontà.