Un aspetto che mi tocca particolarmente nel brano evangelico delle nozze di Cana è il dialogo tra Maria e Gesù: la madre mostra al figlio la mancanza del vino e implicitamente lo invita ad agire; il Figlio risponde – per come lo immagino – con un tono molto umano, tipicamente filiale, quasi sbuffando eppure assecondando la madre. Lo scambio tra i due è vicino alla mia stessa esperienza, mi fa sorridere e commuovere insieme: è un momento intimo, vero.
Da qui, l’idea di rappresentare le due figure accostate, ancora meglio sovrapposte, mescolate. Mescolate come l’acqua e il vino, nel passaggio della trasformazione.
Alla lettura del passo, alcune parole hanno risuonato in me molto forte: movimento, passaggio, trasformazione, gioia, pienezza.
La composizione del mio disegno doveva essere tanto decisa e potente quanto dinamica: un triangolo. Mi è sembrato importante che tutto fosse in movimento: Maria e Gesù nella loro geometria ascendente; i servi nel gesto graduale del versare; l’acqua nel mutarsi in vino e inondare, allargandosi in cerchi, tutto il pavimento; gli invitati in una danza irresistibile.
Il vino ancora misto all’acqua, ancora in divenire, pur versato da un recipiente, mi faceva pensare a una fonte: perciò il suo scorrere è abbondante, un’inondazione, appunto. L’espressione che volevo evocare, e che è emersa nel corso del lavoro, è inondazione di gioia.
Ho scelto uno stile non realistico perché volevo rappresentare le emozioni e le idee fin qui descritte, e un disegno stilizzato, se per un verso rinuncia al naturalismo, per un altro permette di dare una forma a ciò che è immateriale.
Elisabetta Benfatto, illustratrice